Facebook dopo iOS14, Maragno: “Sopravvive il social media manager che cambia”

INTERVISTA | L’aggiornamento iOS 14 sugli iphone ha aperto una nuova era nella privacy: per chi fa pubblicità sui social Meta, oggi il tracciamento del traffico degli utenti è più opaco e carente di prima. Lo strategist Emanuele Maragno racconta però che l’advertising su Facebook funziona ancora molto bene e che la sua centralità nel digital marketing è intatta. Ma i professionisti devono cambiare.

Intervista a Emanuele Maragno

Il 2021 passerà alla storia del social media marketing come l’anno del terremoto iOS14.

Con l’aggiornamento del sistema operativo, Apple ha introdotto negli iPhone l’obbligo di richiedere a ogni utente un’autorizzazione esplicita a essere tracciato.

È stato un atto di guerra più o meno dichiarato verso un’altra Big Tech, Facebook, che fa del tracciamento delle preferenze di traffico mobile uno dei perni della propria offerta pubblicitaria agli inserzionisti.

È stato ed è, di riflesso, una gigantesca sfida per i professionisti, chiamati a ripensare in tempi brevi strategie e tattiche di digital marketing che garantiscano la continuità di tutti i business per i quali i social di Meta sono posizionamenti imprescindibili.

Ne ho parlato con Emanuele Maragno, strategist tra i più attivi e autorevoli nei gruppi di settore Facebook, e che negli ultimi tre anni sulla piattaforma pubblicitaria di Mark Zuckerberg ha gestito per i suoi clienti un budget di più di venticinque milioni di euro.

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I Social e Trump: il deplatforming non cancella la polarizzazione

Gli account social di Donald J. Trump sono stati silenziati, ma il trumpismo è più che vivo mai e si riflette nella capacità di coinvolgimento delle pagine Facebook che sostengono il presidente uscente degli Stati Uniti.

Trump deplatforming polarizzazione

Sui social media la libertà di espressione deve avere un limite?

L’esigenza delle piattaforme di promuovere una “conversazione sana” può prevalere sull’interesse pubblico a conoscere l’opinione di un uomo politico?

Queste domande esistono da tempo. Hanno generato e continueranno a generare un dibattito acceso quanto infinito, caleidoscopico per punti di vista possibili e conclusioni.

L’irruzione violenta di Capitol Hill avvenuta lo scorso 6 gennaio sembra però aver prodotto un punto di svolta irreversibile. Sappiamo ora che le piattaforme sono pronte ad assumere decisioni estreme.

Tuttavia, anche alla vigilia dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, tutte le domande restano aperte. Non soltanto quelle sulla legittimità e sull’opportunità della sanzione verso gli account social di Donald J. Trump, ma anche sull’efficacia in sé della decisione assunta.

Trump e la sua attività social rappresentano plasticamente l’esistenza di una forte polarizzazione nella società statunitense. È questa diminuita, su Facebook, dopo la sospensione della pagina di Trump? Stando ad alcuni dati, sembrerebbe di no.

Trump è scomparso, ma il trumpismo è ancora sulla piattaforma, più vivo che mai per utenti, interazioni e relazioni.

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Usa 2020, su Facebook Biden e Trump come David e Golia. Ma la sfida è aperta

A meno di sei mesi dalle presidenziali Usa, il distacco tra Donald Trump e Joe Biden sulla piattaforma social decisiva sembra incolmabile. Ma se il candidato dem riesce a portare il rivale sul suo terreno argomentativo, l’ipertrofia comunicativa di Trump diventa un problema e Facebook può rivelarsi un alleato prezioso.

Trump Biden Facebook

“Joe Biden deve darsi una mossa”. Nell’ultimo numero della sua newsletter Francesco Costa ha sottolineato senza mezzi termini la lentezza con cui il candidato presidente democratico sta approcciando alla fase cruciale per il voto di novembre. Nonostante le difficoltà e le contraddizioni evidenti della gestione Trump dell’emergenza Coronavirus, per ora la campagna presidenziale democratica non è decollata.

Tra i fattori evidenziati c’è anche il differenziale delle audience sui canali social dove, sostiene il vicedirettore del Post, “lo svantaggio da colmare è mastodontico”.

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